Titolo opera: Angioletto

Codice: 053

Artista: Petta Michela- Genova 

Anno opera: 1985

Nazione: Italia

Supporto: tela

Tecnica: acrilico

Dimensioni: 90x90 cm. (con cornice 91x91)

Stile:

Corrente artistica:

Valore:

Stato conservazione: buono, piccolo taglio in alto a 3/3 altezza

Ubicazione opera originale: magazzino temp. Costante gradi 16/18, piano alto scaffale 6 alto

Descrizione: firmato dall’autrice sul retro

 

 

 

Biografia:

Michela Petta nasce a Genova dove vive e lavora in via Beato martino 1- B/5, Pegli, Genova.

Diplomata al liceo artistico “N. Barabino”, ha frequentato i corsi liberi di pittura, scultura e incisione all’Accademia Ligustica.

Titolare della cattedra di educazione Artistica nella scuola di Stato fino al 1982.

 

 

Mostre personali:

 

1981 Personale al “Nuovo Fanale”, Genova.

1983 Personale al Centro d’Arte e Cultura “Il Brandale”, Savona.

1985 Personale Galleria Fluxia, Chiavari.

1986 Personale Galleria Fumagalli, Bergamo.

1989, Personale Galleria Galliani, Genova.

1992 Personale Centro Civico Buranello, Genova.

1993 Antico Castello di Rapallo, Rapallo.

1994 Spazio Arte, Gavi (AL).

 

Mostre collettive:

 

1982 “Il Barabino dal dopoguerra al 1960, docenti e allievi”, Genova.

1982 “La poetica dell’immagine”, collettiva Galleria  “Nuovo Fanale” di Genova.
1983 Aspetti di Arte Contemporanea Primavera ’83 – Fiera Internazionale di Genova.

1983 Rassegna Nazionale Palazzo Bombrini, Genova.

         “Arte Contemporanea”, Fiera Internazionale di Genova.

         “Mithical Image”, collettiva di Mail Art, Milano.

         “Loa derechos umanos”, collettiva di Mail Art, Lima (Perù).

         “Bafico, Darbo, Negri, Petta, Torri”, Chiostro di S. Maria di Castello, Genova

         “Medi (A) rte”, Civico Istituto Duchessa di Galliera, Genova.
         “Maestri Italiani del disegno e della grafica”, Centenario della nascita di Raffaello, Tokyo.

         “Situazione Liguria”, Centro d’Arte e Cultura Il Brandale, Savona.

1984 “Expo Arte”, Bari.

          “7° Biennale di Milano”, Palazzo Reale, Milano.

          “Pittori per la pace”, Genova.

1985 “Archeologia ed operatori visivi d’oggi in liguria”, Palazzo Beato Jacopo, Varazze (GE).

1986 “Halley’s Flash”, Sibaria, Genova.

1988 “Vivi Centro Storico, 100 Artisti”, Centro d’Arte la Maddalena, Genova.

          “Amici artisti in studio”, Studio G. Darbo, Genova.

          “Natale in Galleria”, Centro d’Arte La Maddalena, Genova.

1992 “Il senso del suono”, Archivio della Percezione, circolo culturale Il Gabbiano, La Spezia.

          “Donare è un arte”, Galleria Cristina Busi, Chiavari (GE).

1993 “Centesima”, Galleria Cristina Busi, Chiavari (GE).

          “Compagni di viaggio di R. Negri”, S. Maria di Castello, Cisterne, Genova.

          “Evento Natale”, Galleria Cristina Busi, Chiavari (GE).

1994 Spazio Arte, Gavi (AL)

 

Hanno scritto: E. Alfieri, F. Ballero, S. Bassano, G. Beringheli, C. Belloni, M. Bocci, A De Santis, Viana Conti, G. Marasco, N. Mura, D.L. Lazzari, L. Porcile, S. Rescio, S. Ricaldone, M.G. Pighetti. 

 

Documentazione aggiornata:

Archivio per l’Arte Italiana del Novecento, Kunsthistorisches Institut, Firenze: Istituto Gramsci, Genova.

G. Berlingheri, Dizionario degli artisti liguri.

Istituto Gramsci di Genova, Archivio degli artisti liguri.

Centro culturale Raggianti, Lucca.

 

 

Critica:

Una prima, ma fondamentale constatazione, guardando i quadri di Michela Petta, è quella per cui essi si costituiscono in discorso, non con la pittura, ma sulla pittura nella misura di una polarità impegnata tanto di analiticità quanto di umori metaforici. Certo, il disegno, il colore, i valori plastici e la composizione si collegano tra loro in sintesi espressiva e perciò assumono un significato in qualche modo riferibile al linguaggio specifico, ma anche ad altro; per esempio, al di là della pura visibilità, ad una lettura analogica e a uno stato di coscienza esistenziale. Tuttavia mi pare che ci sia qualche cosa da aggiungere a questa prima osservazione, ovvero che la realtà essenziale e conoscitiva della pittura, quale oggetto autonomo dell’esperienza del reale, riscopre qui, in questi quadri, la sua più legittima giurisdizione giustificata sopratutto da quella consapevolezza fortemente “realistica” di eredità cézanniana e cubista (Gleizes e Metzinger) per la quale la pittura trova in se stessa la propria ragione di essere.

Va da se che il riferimento a una qualche realtà esterna supposta. Conosciuta o comunque riconoscibile (la geometria, l’aquilone, l’origami) può intendersi occasionale (il “motivo”) o accidentale e, forse appartiene più alla abitudine convenzionale di un ancoraggio in qualche modo rassicurante, piuttosto che alla necessità rappresentativa vera e propria. Di fatto la Petta dimostra di riconoscere benissimo il luogo preciso e privilegiato dell’esercizio espressivo, sa benissimo che esso è il quadro fondato sul suo organismo vitale, sui suoi ingredienti costitutivi e sulla sua coscienza plastica, insomma sulla sua autonomia di essere compiuto e coinvolto spazio dell’atto del dipingere provocante l’appropriamento sensibile ed emozionale di quanto lo sguardo contemplante accoglie offerto all’esperienza dai sensi e dagli stati d’animo. Del resto è quel che si avverte, nei suoi quadri, di più consistente, laddove si uniformi l’osservazione al concetto fiedleriano dell’opera d’arte come teoresi e si avverta quella corrispondenza “romantica” tra segno e sensazione che sottolinea l’analogia tra esperienza esistenziale ed esperienza poetica. Si scoprirà allora quanto sia intensa e intimamente espressa la metafore suggerita da certe lievità spaziali, dagli spessori materici, dagli aloni di certe luci, dai magnetismi d’energia con cui le forme e i colori entrano in relazione tra loro suggerendo il senso il senso riposto oltre le apparenze fenomeniche.

Che è poi la rivelazione di una inseguita e colta parvenza sensibile e poetica.

Germano Beringheli